BENVENUTI NEL MONDO DELLE PAROLE



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Questo è il posto dove le parole
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e fa che, unendosi alle mie, possano tracciare
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il suonatore J



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sabato 26 maggio 2007

Metotha e Oettham: Omisha (Capitolo 1; paragrafo I°)







III° paragrafo



I° CAPITOLO


I° Paragrafo

E discesero come tormenta , lasciando solo nebbia………desolazione ……………soccombere………… nessuna difesa ……..nessuna pieta`……………..



OMISHA


Era un giorno speciale quello per la città di Semperbene, si festeggiava il compleanno del re.
Tutta la cittadinanza era intenta a preparare i festeggiativi.

Tutto doveva essere perfetto in quel giorno, i balconi dei palazzi dei signori erano agghindati di fiori freschi, la locanda pullulava di donne intente a preparare le leccornie che dovevano essere servite; Gli attori, i saltimbanchi, i giullari era già dall’alba che deliziavano la gente con le proprie arti; Il cielo e la natura circostante sembrava partecipassero a quei preparativi, il sole splendeva in alto come non aveva mai fatto finora, gli uccelli cinguettavano cosi melodiosamente che sembravano versi paradisiaci , gli alberi eran colmi di fiori per la primavera gia in atto. Tutto era perfetto.
Erano stati invitati per l’occasione, come tradizionalmente avveniva, anche i popoli delle contee vicine.
Nulla faceva presagire ciò che sarebbe accaduto.
Nell’ora che divide la giornata in parti uguali si udì una nenia provenire dalla valle del silenzio,
questa era davvero strana, aveva un sapore triste, quasi di morte;
Più la si sentiva vicina più il cielo diventava cupo, fino al punto che la notte avvolse il sole nell’oscurità.
Tutti erano impauriti, nessuno sapeva spiegare ciò che stava accadendo, nessuno proferiva parola, tutti si guardavano cercando chi potesse dare una spiegazione a ciò che stava accadendo,si udivan solo quelle parole strane che nessuno intendeva.
” Omisha sarè de tarnah, quarateh inteodah”(Omisha il signore e tornato, il male lo ha riportato a noi)
Ad un tratto la città era come avvolta da un alone di nebbia, sui monti ad est s’intravedevano figure che sembravano di cavalieri in attesa di sferrare l’attacco, sotto le mura della città e per tutto il perimetro di essa una moltitudine di esseri che non parevano umani si accalcavano preparandosi alla battaglia.
Ad un tratto lo sguardo del popolo fu attrato da un altro evento che sembrava più terrificante di quello che già stava accadendo.
Dalla valle si scorgeva una lunga fiumana di fiammelle divise su due colonne ben distinte che si dirigeva proprio al castello, sembrava come fosse una processione infernale, lenta, inesorabile interminabile. In mezzo a questo terrificante corteo, vi era un enorme cavallo nero, bardato per la guerra, con occhi di brace, ogni suo passo era come tanti tuoni all`unisono, ogni suo nitrito infinita urla di dolore.
Seduto sul cavallo, nella sua corazza di ferro nero, con spuntoni sulle spalline, un elmo sovrastato da ciò che pareva un teschio, una spada enorme dall’elsa colma di spuntoni e la lama che sembrava come tante fiammelle da un lato e dall’altra liscia come la morte. quello che sembrava il signore di quella legione.
Era arrivato Omisha
Quando il corteo giunse in vicinanza del castello, il silenzio avvolse ognicosa, persino la nenia termino, la moltitudine si spacco in due permettendo ad Omisha di giungere all’ingresso della città dove si fermo come per prepararsi a dare l’ordine.
I cittadini ammutoliti e intimoriti guardavano l’evento mentre le guardie fulminee chiudevano il portone d’ingresso alzando anche il ponte levatoio. Gli arcieri subitanei presero postazione sulle torri ed il comandante dei soldati andò nel palazzo reale per riferire al re ciò che stava avvenendo.
Il re, che non aveva notato nulla perché fino a quel momento era stato rinchiuso nel suo studio ad incontrare i dignitari che lo ragguagliavano sulle condizioni economiche del regno, appreso ciò che stava accadendo nella città simbiancò come se un triste presagio si stava avverando. Subito si fece accompagnare alle mura per accertarsi della situazione, e nel percorrere la strada i suoi tormenti si facevano sempre più vivi.”com’è mai possibile…….. non può essere vero ciò che sta accadendo…… i dannati non possono tornare…..eppure quella fattucchiera l’aveva predetto…..ma no! Non può essere…..” pensava il re affrettando sempre più il suo passo.
Giunto sulle mura del castello guardo la moltitudine, giro lo sguardo alle fiammelle per poi osservare le oscure figure sui monti, e poi volse lo sguardo a lui, ad Omisha.
Quando incrocio lo sguardo del condottiero un brivido di terrore percorse il suo corpo, ma quella sorta d’incredulità, come se stesse vedendo qualcosa che non doveva essere,lo spinse a dire con voce imperiosa “Chi mai osa disturbare la pace della mia città, mostra il tuo volto, oh sconosciuto condottiero e dimmi se sei qui in pace o dobbiamo temere di te?”
Omisha guardò il re , la sulle mura , e alzò la visiera dell’elmo , e tutti notarono con terrore che quell’elmo non conteneva alcun volto, ma solo due occhi che parevan di gatto, gialli e con la cornea rossa come se fosse una fiamma accesa.
Il re rimase impietrito, era lui ed era tornato.
Gli esseri che fin a quel momento non avevan proferito parola e non avevan alzato lo sguardo al cielo, ripresero ad intonare quella strana nenia: ” Omisha sarè de tarnah, quarateh inteodah”.
Omisha alzò il braccio al cielo e gridando , indicò la città, l’ordine era partito, la moltitudine iniziò l’attacco. La cavalleria discese, come tormenta, dalle montagne. Il popolo preso alla sprovvista dovette soccombere a quella furia infernale, che di certo non era di questa terra, e nel giro di poco tempo la città era stata sconfitta. Il re dovette scappare, lasciando dietro di se la città ormai distrutta.



By il suonatore J


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